Può essere una data come un’altra, ma il 25 luglio nella nostra storia segna la caduta del regime con la famosa seduta del gran consiglio che nel 1943 sfiduciò Benito Mussolini; oggi è soltanto una coincidenza, ma per la stessa data il segretario di stato Mike Pompeo viene chiamato a testimoniare nella commissione esteri del senato americano in pubblica audizione su quanto è stato effettivamente detto a Singapore con Kim Jong-un e a Helsinki con Vladimir Putin negli incontri con Donald Trump. La convocazione viene dopo lo scalpore suscitato dalle dichiarazioni del presidente che scagionava la Russia dalle sospette interferenze nelle ultime elezioni, salvo a smentirle subito dopo con la precisazione di avere inteso dire il contrario: non vedo perché la Russia «non» debba essere ritenuta responsabile, come sostengono le agenzie di intelligence degli Usa. Parlando agli studenti dell’università di Tiblisi il presidente Mattarella spiega che all’Unione europea serve un sistema che porti a maggiore stabilità, a integrazioni a cerchi concentrici, differenziate e aperte, sintesi e non morti-ficazione delle tante identità che rappresentano la ricchezza del nostro continente; in tale contesto i giovani e la cultura rivestono un ruolo cruciale e i ragazzi dell’Erasmus rappresentano la speranza di un’Europa senza confini né mentali né materiali. Dopo la vicenda dei 450 migranti sbarcati a Pozzallo e suddivisi in gruppi di qualche decina tra alcuni paesi volenterosi il primo ministro ceco Andrej Babis aveva parlato di strada verso l’inferno; gli risponde Giuseppe Conte sottolineando che si è scelta la strada maestra della legalità, della responsabilità condivisa della gestione del fenomeno, dell’azione concreta, focalizzata e di matrice autenticamente europea. Si avvicina il cinquantesimo anniversario dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia: nella notte tra il 20 e il 21 agosto i carri armati entrarono a Praga e in tutto il paese penetrarono a migliaia soldati e mezzi corazzati del Patto di Varsavia. La solidarietà del mondo occidentale fu piena e incondizionata e dappertutto i giovani manifestarono contro la fine della primavera di Praga (Pražské jaro) che aveva segnato un tentativo di liberalizzazione politica.