L’orgoglio

440

Per il Dantedì riproponiamo una rugantinata con l’uso eccezionale del dialetto nazionale, nel ricordo del sommo poeta che se ne servì per la sua opera universale. Desideriamo rendergli un modesto omaggio anche per dimostrare che non gliene vogliamo per quelle battutelle in una sua opera minore da cui stralciamo una piccola parte: «Diciamo infatti che quello dei romani, non volgare ma piuttosto tristiloquio, è il più turpe di tutti i volgari italiani; non c’è da stupirsene, dato che essi appaiono anche i più fetenti di tutti per la grossolanità dei costumi e dei modi esteriori». (Dicimus igitur Romanorum non vulgare, sed potius tristiloquium, ytalorum vulgarium omnium esse turpissimum; nec mirum, cum etiam morum habituumque deformitate pre cunctis videantur fetere)

Vernacolare è questa volta l’orgoglio che si intende far valere nella giornata del dialetto e delle lingue locali indetta per il 17 gennaio dalla Unione nazionale pro loco d’Italia, favorendo una serie di iniziative con particolare riguardo al mondo della scuola. Ma è il 21 febbraio la data più importante, in cui cade la giornata internazionale della lingua madre istituita dall’Unesco su proposta del Bangladesh. In una fase storica in cui il tema della integrazione tra le diverse etnie presenti nel nostro territorio assume un significato di difesa identitaria da parte di ciascuna di esse, è importante ricordare che le forme linguistiche vanno tutelate in ogni loro articolazione perché appartengono al patrimonio culturale di ogni paese. La stessa Unesco ha evidenziato come vi siano nel mondo seimila lingue locali a rischio di estinzione ed è giusto preoccuparsi di salvarle e anzi di nobilitarle nei modi migliori.

Il dialetto romanesco più di altri corre un pericolo aggiuntivo ed è quello della deformazione a cui danno implacabili contributi i protagonisti dello spettacolo che privilegiano le battute e le parole di facile impatto umoristico fondate sui più noti e ricorrenti lemmi gergali. Ogni cedimento all’eleganza è rigorosamente bandito e così un osservatore esterno si persuade, magari con benevolo compiacimento, che questo dialetto è ricamato su misura per le salaci ilarità e poco o niente adatto alle espressioni liriche. Naturalmente non è così e schiere numerose di poeti romaneschi lo dimostrano di continuo; ma noi stiamo al gioco e non potremmo fare diversamente essendo questo un settimanale satirico. Ci basta contribuire a mantenere vivo l’uso di questo nostro dialetto e ci piace condividere nell’occasione la soddisfazione di quanti come noi sentono di doversi adoperare per difendere e valorizzare le lingue locali.

Lillo S. Bruccoleri

Dal Rugantino di martedì 22 gennaio 2013

Nella foto: Dante Alighieri