Pizzica l’aria come ’na frustata,
tramezzo ar vicoletto affumicato
de porvere e de smogghe, abbandonato
in braccio a Roma ancora addormentata.
Scivola su la strada lastricata
la rota d’un caretto sganganato,
fantasma silenzioso e inosservato
che sorte fori da un’età passata.
Er celo lentamente trascolora,
se specchia drent’ar Tevere affatato
che score sotto Ponte e che svapora.
E mentre affonno l’occhi ner turchino
Roma pare un giocattolo dorato
che m’innammora come un regazzino.