Ancora Di Pietro al centro dell’attenzione dopo l’intervista al «Corriere della sera» che ha rinfocolato le polemiche sull’interminabile storia di mani pulite. Scegliamo alcuni commenti: Follini (Ccd) ha definito la sortita dell’ex pm «una ribollita demagogica»; Maceratini (An) l’ha bollata come «l’ennesima dimostrazione del concentrato di presunzione e di demagogia che si annida pericolosamente in quest’uomo»; Boato (relatore sulla giustizia alla bicamerale) ha accennato a una «visione primitiva della politica» e infine Bossi ha detto del parlamentare del Mugello che «cerca di imbrogliare le carte». Il senatùr questa volta usa un linguaggio morbido e si permette il lusso di distinguersi per signorilità lessicale da altri protagonisti di questi giorni.
Gerhard Schröder, che si candida alla successione di Kohl nel ruolo di cancelliere della Germania, si rivolge agli attuali governanti del suo paese e parla di «vuoto al potere». Per non essere da meno, Romano Prodi ribadisce all’ippodromo delle Padovanelle che al congresso di Forza Italia si è celebrato il trionfo del nulla dopo che Berlusconi gli aveva dato del bugiardo; Scalfaro esterna in Giappone e poco prima si era sentito Ciampi da Washington. Piovono messaggi da ogni continente e c’è da chiedersi se i nostri politici troveranno il modo di parlarsi direttamente una volta rientrati in patria. L’obiettivo non è facile: già viene contestato il patto di casa Letta nel timore che si cominci dalla crostata e si finisca all’amaro. Intanto l’Europa scivola sui cavolfiori bretoni e in Italia si discetta sulle capacità di fruttificare dell’ulivo in contrapposizione alla quercia. I grandi temi di fine millennio assumono ormai toni agroalimentari o forse, in onore al cavaliere, silvopastorali.
Lillo S. Bruccoleri
Dal Rugantino di martedì 18 aprile 1998
Nella foto: Romano Prodi